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Lavoro: ricollocare gli over 40 e' la soluzione - Editoriale del nostro Direttore del Settembre 2012

Lavoro: ricollocare gli over 40 e' la soluzione - Editoriale del nostro Direttore del Settembre 2012

Autore: Il DIrettore: Emilia Urso Anfuso
Data: 01/02/2014 21:59:44

Editoriale del nostro Direttore pubblicato nel Settembre 2012. Lo riproponiamo 

In rItalia, anziché discutere sulla soluzione dei problemi, si continua a parlare dei problemi. Che conseguentemente o non trovano soluzione alcuna o vengono gonfiati oltre la realtà dei fatti. Motivo di tutto questo, la propaganda di Stato che, a seconda del momento storico socio economico e politico, sceglie di volta in volta quale debba essere il leit motiv da sparare a mille.

Lavoro. Stiamo assistendo all’ondata caotica e spesso satanica data dall’ormai trito e ritrito tema dell’articolo 18, ormai dibattuto anche nei bar, la mattina, mentre si fa la prima colazione.

Il problema è l’articolo 18, in Italia? Non esattamente. E’ la carenza di possibilità di accesso al lavoro. Ed anche, misure strategiche che, una volta avuto eventuale accesso al lavoro, esso sia collocabile in qualcosa di duraturo. L’articolo 18 è sicuramente tema da non perdere di vista, ma contrariamente a quanto si sta facendo pensare alla nazione, non è IL problema.

Il problema del lavoro in Italia, ha radici non recenti. Ed ormai tutti ne siamo consapevoli. Con la riforma Biagi, l’Italia ha scoperto un nuovo modo di interpretare il posto di lavoro che, se nell’immaginazione del suo creatore doveva garantire maggiori possibilità lavorative, nella realtà dei fatti si è tramutata nel tormento dei lavoratori e nella maggiore possibilità per le imprese di ottenere forza lavoro a basso prezzo e senza confermare alcun tipo di garanzia.

In pratica, ciò che doveva portare gli italiani in età lavorativa a maggiori prospettive, ha nella pratica quotidiana tolto diritti e mietuto vittime innocenti.

Oggi, crisi o non crisi, il problema della collocazione al lavoro ha altre origini. E non risiede sicuramente nelle ondate più o meno critiche di un dissesto economico internazionale di cui ancora dobbiamo avere certezza di sussistenza. Perché non sono ancora chiari i contorni, i contenuti e le motivazioni nette, della crisi di cui si parla – a sproposito – da alcuni anni.

Al di la di queste motivazioni, che trovano spazio in altri ambiti ed altre discussioni, c’è da riflettere enormemente su un paio di punti che il mondo politico oggi, sfrutta a proprio guadagno, nella prospettiva di ottenere – come sempre accade – maggiore adesione da parte dei cittadini, contribuenti ed elettori. Cioè: voti.

Si fa un gran parlare della collocazione al lavoro dei giovani. Si crea addirittura l’aberrazione degli “esodati”: che divengono il nulla in tutti i sensi sociali. Non più lavoratori, né precari, né disoccupati né, tantomeno, pensionati. Gente in attesa. Sospesa. In bilico. Non si sa nemmeno bene in e su cosa.

L’esodato è colui che paga colpe pur essendo incolpevole. E’ chi ha creduto di coronare una vita di lavoro con una contropartita che rendesse degna la cosidetta terza età. E’ gente tradita dallo Stato una volta di più: normative che appaiono, scompaiono, si rincorrono e divengono altra cosa. Illeggibile il contesto, le motivazioni, le procedure. Il dato di fatto è, che in questo momento e nel futuro, l’Italia sarà “ricca” di gente senza traguardi e senza progetti né futuro. Nessuno oggi, se continueremo di questo passo, garantirà più nulla a chicchessia.

In tutto questo, il leit motiv di propaganda, da fiato alle trombe straparlando di quanto sia proiritaria la collocazione al lavoro per i giovani. Nulla di male, ci mancherebbe. Ma l’enfasi con cui se ne dibatte, nasconde nella realtà dei fatti molte falle.

Diciamolo: ben vengano giovani laureati o meno con tanta voglia di mettersi alla prova lavorando ed esercitando nella pratica le nozioni appena apprese. Ma c’è un ma, fra i tanti.

Avete mai pensato che, un giovane, rispetto ad un over 40, ha ancora tutto da imparare e di conseguenza non è esattamente una risorsa lavorativa immediatamente fruibile dall’impresa che lo accoglie nelle proprie liste di collocati al lavoro?

Un giovane, è una persona priva di esperienze, cui semmai si dovrebbe garantire il diritto della collocazione al lavoro in regime di formazione lavorativa. Non hanno ancora alcuna esperienza pratica, lo stage – si sa – è l’ennesimo escamotages per avere forza lavoro quasi del tutto gratuita e conferma la tendenza del turn over che negli ultimi decenni ha decimato giovani ai primi passi nel mondo del lavoro, e non solo.

Ora il punto è proprio questo: piuttosto che portare avanti finte campagne pro collocazione al lavoro dei giovani, che possono appunto essere diversamente collocati con periodi di formazione lavorativa, si dovrebbe ricollocare al lavoro gente che ha già di suo un background lavorativo, si da rendere immediatamente fruibile per l’impresa e per la comunità tutta, l’esperienza maturata altrove.

Nel frattempo, i giovani possono fruire di collocazioni fra il lavorativo ed il formativo, ed i cosiddetti “over” qualcosa, riproporre la propria esperienza in altri luoghi, magari con contratti a tempo, garantiti però da una rete di imprese che vogliano prendere questa sfida come l’unica percorribile per non lasciare per strada nessuno.

In questo modo, ci ritroveremmo da un lato con giovani alle prese con le prime esperienze lavorative e formative sul campo, dall’altro la ricollocazione degli ultraquarantenni che possono continuare a rendere attivo e quindi fruibile il proprio background.

Il risultato, molto probabilmente, sarebbe quello di un notevole innalzamento della percentuale delle persone collocate al lavoro oltre ad un enorme risparmio in termini di eventuali ammortizzatori sociali che lo Stato – prima o poi – dovrà far uscire dal cappello a cilindro.

In tutto ciò, nessuno perderebbe nulla. Anzi.  Si procurerebbe quel bene comune e globale di cui si parla senza mai realmente mettere in atto ed in campo, alcun tipo di proposta utile.

Se l’Italia fosse davvero nell’ottica – condivisibile – di voler riformare, sviluppare e tirar fuori dai guai la nazione, avrebbe in mano molti metodi. Che effettivamente, nessuno ancora ha mai avanzato nemmeno come pallida eventualità.

La crisi, come ho avuto modo più volte di scrivere nei miei articoli, forse è più voluta che reale. Aberrazione massima di un sistema che ormai palesemente, si basa sulle criticità che aprono porte e portoni insoliti attraverso i quali far accedere a nuove forme di sfruttamento della popolazione.

Mi auguro che chi di dovere legga questo articolo, rifletta sulla proposta, magari la migliori ed approfondisca, per trarne finalmente, qualcosa di buono per tutto il Paese.

La speranza, si sa, è sempre l’ultima a morire. Anche se non dobbiamo mai dimenticare che, chi di speranza vive, disperato muore. Saggezza popolare docet.

 

 


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